Fiorella è una delle persone più malvagie che conosca, nel suo essere incapace di far male ad una mosca, perché è invece capace di parlarvi per troppe lunghissime ore, dove anche cinque o dieci minuti sarebbero sufficienti, e comunque interminabili e noiosi, sgradevoli, ripetendovi sempre le stesse frasi e gli stessi concetti – sempre gli stessi, ed identici a loro stessi, per anni.
Ricordo con sconforto e grande tristezza ciascuna di quelle parole, superate in banalità solo da ciò che ho letto dei suoi libri, e penso con sgomento a tutti i ragazzini che ha plagiato facendosi strada a forza di insistenza, testardaggine e brutale assenza di contatto con la propria mancanza di talento, in troppe classi di troppe scuole – perché anche un solo ragazzino sarebbe troppo, e più di quanto si possa accettare.
E chi cazzo sei, direte voi, la polizia del pensiero? Siamo in un libro di George Orwell? Sì: lei se lo merita eccome un libro di Orwell – se cogliete la citazione. O, se preferite, e più banalmente, parlano per me le migliaia di veri libri letti, da me, o da mia madre, o dall’amico Euripide, concordi che quella sia spazzatura e non letteratura. Che siano lontani anni-luce dalla letteratura; che non abbiano niente a che vederci, che mi lasci spaesato scrivere di lei e utilizzare la parola “letteratura”.
L’unica letteratura con cui Fiorella avrà mai a che vedere è quella che le si può fare addosso, e non vogliatemene se io stesso sto nutrendo l’ambizione di cucirne qualche riga.
Detto questo, continuate pure a credermi, non le voglio alcun male, né nutro alcun pensiero maligno nei suoi confronti. Ha indole buona e affettuosa, gentilezza d’animo, è il suo eterno parlare e il suo orribile scrivere che mi hanno fatto male e ancora, a volte, nel ricordo, mi spingono ad una incredulità che sfocia in cupa tristezza. Come lei sia possibile e come lo sia la sua gioia, la realizzazione, l’orgoglio. La profonda sincerità con cui vive il proprio indispensabile e tanto sottovalutato talento mi gettano in un fosso, e le centinaia – o poche migliaia, non saprei dire -, di ragazzini a cui sta rifilando i suoi capolavori mi gettano la terra in bocca, rischio di soffocarci.
Basta, dunque, e mi sta bene pensare che, ad ogni modo, mi ha più volte regalato limoni dal suo giardino e altre meraviglie dal suo orto, questo mi riconcilia col mondo quel tanto che basta per mettere un punto a questo scorcio di orrore che ho sentito di volervi mostrare, spero non ve ne abbiate a male.
In un mondo meno marcio, meno matto e malato e scisso del nostro, nessun’indole delicata, nessuna pecorella del gregge sarebbe mai capace di commettere delle vere e proprie malefatte di parole, come invece è capace di fare la dolce Fiorella. L’Occidente va tenuto sotto controllo tenendo sotto controllo le Fiorelle brave e buone e le loro stregonerie, i loro veri e propri malefici, le loro maledizioni di parole.
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